Stamattina, addobbando l’albero di Natale, mi son chiesto perché cacchio stia guardando questo Mondiale. Diritti umani calpestati per costruire cattedrali nel deserto (in barba al riscaldamento globale), tangenti prese dalla Fifa, partite d’inverno, calendario compresso. E poi non c’è l’Italia. Mi ero ripromesso di non farlo: non un minuto, neanche un secondo. E alla fine ci sono cascato. Ma perché?
Metto un cuore rosso sull’abete di plastica, la voce di Sinatra accompagna la mia mano e soavemente mi ricorda quanto sia difficile per uno come me rimanerne fuori, uno che si ferma a guardare otto ragazzini giocare in cortile quattro contro quattro.
Ed è per questo, partita dopo partita, che in un modo o nell’altro ho cominciato a seguirlo.
Avevo iniziato bene però, fedele alla promessa di sistemare la cantina piuttosto che vedere Danimarca vs Tunisia ero arrivato all’ultima giornata dei gironi senza sapere quasi chi avrebbe giocato gli ottavi.
All’inizio è stato facile starne lontano. Tra la Seratona Boing della cerimonia inaugurale con cammelli e pupazzi e un fantozziano Qatar vs Ecuador. Poi è successo che in classe gli studenti marocchini (o meglio italo-marocchini, o meglio italiani ma figli di marocchini) non parlassero d’altro. Che gliene frega a loro del Mondiale in inverno? Non l’hanno quasi mai visto d’estate. E così sistemando le scartoffie capita di sbirciare il telefono e scoprire dello sgambetto dell’Arabia all’Argentina o di guardare di sbieco la goleada della Spagna mentre condisco la pasta.
Ci sto cascando, lo sto guardando. Col giusto distacco ma lo sto guardando.
Diceva bene Cantona, King Eric ha sempre ragione: era meglio riguardarsi il Tenente Colombo piuttosto che questo circo apparecchiato per gli emiri. Tra l’altro è l’unico giallo a iniziare svelando subito l’assassino. Il mio problema è che mi ritrovo a guardare partite dall’esito già scritto proprio come una puntata di Colombo.
E allora, dimostrata la coerenza di Salvini con Draghi sul boicottare questo Mondiale, mi sorge un’altra domanda, molto più schizzinosa e radical chic: cosa lascerà?
Se scrivo la morte del tiki taka si offende qualcuno? Ok, riformulo. Diciamo che è passato di moda o non basta, perché puoi fare una galassia di passaggi ma se ti ghè mia cul ca la büta dentar, come dicono dalle mie parti, lontano non si va. Puoi persino perdere contro il 17% di possesso palla dei samurai giapponesi. Niente di personale, intendiamoci, Luis Enrique è uomo di rara sensibilità calcistica e non solo, nato in una terra povera di allenatori e che non vuole schiodarsi dall’idea che possedere la palla sia più importante di cercare la porta. Tendenze, gusti, tradizione, fate voi. A me un po’ annoia. E poi il guardiolismo è una cosa, ma lontano da quel Barcellona è un’altra. E infatti al City hanno preso Haaland.
Così per contraltare, e anche un po’ per Yaya, Mohammed e i miei studenti, son finito a tifare Marocco. Spero arrivi ai quarti, forse anche per un innato mal d’Africa calcistico. Il Portogallo è un ostacolo proibitivo ma non impossibile. La piallata inflitta alla Svizzera è il segnale che senza Cristiano i lusitani giochino meglio. Si offende qualcuno? Ok, riformulo. Senza Ronaldo non hanno l’assillo di passargliela per forza. E poi diciamolo, quanto è fastidioso il corteggiamento del pubblico arabo? Non bastano i 200 milioni all’anno offerti dall’Al-Nassr per convincerlo ad animare le cattedrali (vuote) nel deserto?
Mentre preparo la moka ripenso al Giappone qualificato per un filo d’erba, roba che nemmeno nei loro anime sarebbe successo. Peccato che alla nobiltà guerriera dei samurai sia mancata la cazzimma dal dischetto. Ma quella non si compra al supermercato, come l’intelligenza del resto.
L’intelligenza di un certo Jürgen Klopp per esempio, che alla domanda di un giornalista se non pensasse che i giocatori avrebbero dovuto disertarlo questo mondiale, ha risposto che molti giocatori avevano dieci anni quando è stato assegnato al Qatar e chi avrebbe dovuto indignarsi erano i giornalisti come quello che gli ha fatto la domanda.
Klopp starà guardando Colombo, mannaggia a me, mentre la controfigura di Snoop Dogg veste i panni dell’allenatore del Senegal e Tite si lascia andare al balletto del piccione.
Eppure era partito con ben altra serietà questo torneo, tra le bocche cucite dei tedeschi e il silenzio degli iraniani durante l’inno, loro sì a rischiare davvero le palle. E poi le fasce da capitano in favore delle comunità LGBT, delle minoranze, degli esclusi, delle donne. Mancavano i NO TAV della Val di Susa per chiudere il cerchio. Scherzi a parte, sarebbe servita questa sensibilità mentre in Qatar migliaia di disgraziati morivano nei cantieri degli stadi coi termometri bloccati a 45°. Insomma, tutta questa indignazione last-minute dopo mesi di silenzio mi suona un po’ retorica. Ma giusto un po’.
E allora, visto che ci sono cascato con entrambi i piedi, non mi resta che tifare Argentina. Un po’ perché siamo cugini e un po’ per smetterla con l’eterno impossibile dualismo tra Messi e Diego.
Ho il sospetto però che vinca il Brasile, sempre fedele a sé stesso tra balletti e futbol bailado. Se poi ci aggiungi una diga come Casemiro e la classe in timelapse di Vinicius basta poco, che vò?Tradizionalmente poi trionfano in paesi strani: Usa 94’, Corea-Giappone 2002, Qatar 2022?
Vincerà il Brasile e le sorprese si fermeranno ai quarti di finale, come sempre. Sai cosa mi perdo.
Massì, chissenefrega non esserci. Però peccato. Ma come abbiamo fatto a non qualificarci?
Appagamento, stanchezza, sfiga, una questione di centimetri dai rigori. This is football guys diceva Al Pacino dopo quaranta sigarette.
Forse non ci siamo qualificati solo perché ci manca un centravanti, un maledetto numero 9.
Mica solo a noi però. Nell’albiceleste non c’è una punta degna di ingrassare le scarpe a Crespo, Batistuta, Claudio Lopez o Martin Palermo. In Germania Guardiola ha seminato trequartisti e si ritrovano (ancora) l’ossuto Muller. Nella mediocrità generale Lukaku si divora un match point e Lewandowski ringrazia tutti e se ne va.
Ma possibile che nessuno voglia più fare la punta? È talmente fuori moda che Mbappè sta litigando col PSG perché non vuol fare il 9.
Quindi il ragazzino al campetto che stava piantonato davanti alla porta si è estinto a qualsiasi latitudine.
Merito del 4-3-3, della costruzione dal basso, forse del tiki taka esasperato. Insomma, il falso nueve ha ucciso il vero nueve. Che fine ha fatto la vecchia cara punta? Quella che non sarebbe rientrata nella propria metà campo manco fossero piovuti dollari?
Non è possibile, mi sto sbagliando. E infatti alla voce Inghilterra trovo Harry Kane. Peccato che trequartisti, mezzali e pseudo punte esterne gli facciano talmente ombra da relegarlo ad assist man.
Non siamo soli in questo vuoto spazio temporale. Certo non mi consola perché in Italia dietro a Immobile (sottolineo Immobile) ci sono Scamacca e Lucca (sottolineo Scamacca e Lucca). A proposito, sapete chi c’è dietro a Immobile nella classifica dei marcatori azzurri in attività? Non ci crederete. Un certo Mario Balotelli. E per un solo gol.
Alla fine di questo panegirico, se questo Mondiale passerà alla storia soltanto per la finale giocata una settimana prima di Una poltrona per due e addirittura non c’è manco un centravanti che mi scaldi il cuore, perché lo sto guardando?
Mi ero promesso di non vederlo, di non parlarne, di non scriverne. E invece. E invece lo sto seguendo. Mentre illumino il soggiorno con le luci di Natale mi ricordo anche del perché. Perché se vedo otto ragazzini giocare quattro contro quattro in cortile mi fermo a guardarli. Ma se ne vedo sette chiedo se posso fare l’ottavo.