C’è una cosa che mi appassiona quasi quanto il calcio: le città di mare.
Credo che tutto nacque quando da bambino aspettai per ore al porto di Genova di imbarcarmi sul traghetto per la Corsica.
Lì, tra una partita a Macchiavelli e una passeggiata, restai sul molo a guardare le navi partire e attraccare. Partire e attraccare. Partire e…avevo i sandali di gomma e una canottiera a righe, l’autoradio trasmetteva i Mondiali del ’90. Fantasticavo su tiri alla fune sottocoperta e marinai che scolavano improbabili bottiglie. Chissà cosa dovesse mai succedere in quegli enormi container. Immaginavo arrivassero dall’Africa o dalla Cina e tra un sogno e l’altro si fece buio. Da allora il porto ha per me un fascino ipnotico.
Circa vent’anni dopo convinsi la mia ragazza a seguirmi in un tour di fari e sardine, tramonti sulle scogliere e birre spesse come pozioni. Ricordo bene l’estate 2011 e quei 3.700 chilometri percorsi in dieci giorni per scoprire la Bretagna. Ricordo bene Concarneau e i mercatini della sera, la zuppa di pesce nella città vecchia, un puntino nel mare difeso da alte mura, l’aria frizzante e il sauvignon. Ci mescolammo ai bretoni, francesi dai lineamenti duri e i morbidi sorrisi. Ricordo un palco enorme e la voglia di festeggiare l’estate tra sagre e cieli stellati. Mi rimase in bocca un buon sapore e in tasca il disco dei Cardell, gruppo folk di cui tutti sapevano le canzoni tranne noi. Era il 19 agosto e il diario di bordo, che scrivevamo ogni giorno, si arricchì di una delle pagine più importanti.
Oggi Concarneau, 20.000 anime affacciate sul Mare del Nord, vivrà un’attesa febbrile per festeggiare la sua squadra approdata ai quarti di Coppa di Francia. I giocatori sono dilettanti di quarta serie (CFA) che di giorno vendono frutta biologica al mercato e stasera affronteranno in un derby bretone il Guingamp (Ligue 1). Forse non ripeteranno l’impresa del Calais, che nel 2000 accarezzò il sogno al Parco dei Principi, ma la cavalcata compiuta fin qui merita di essere raccontata.
Dopo aver eliminato avversarie dello stesso rango hanno battuto il Niort (Ligue 2) nei 32esimi di finale e il Digione (Ligue 2) nei 16sedicesimi. L’impresa ha rischiato di vestire i colori della beffa quando agli ottavi sono serviti i calci di rigore per eliminare il Croix, compagine della stessa categoria.
Il Calais perse quella finale contro i giganti del Nantes nello stadio che due anni prima aveva laureato i blues campioni del mondo; quindici anni dopo un’altra banda di sfrontati e coraggiosi dilettanti ha chiesto ferie e permessi di lavoro per sfidare Golia. Mai notte sarà più dolce per questi giocatori e mai festa sarà più grande al porto; così anch’io, in loro onore, ascoltando i Cardell ricorderò l’atmosfera di quel “Festival le filet blues”.