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NON ESISTE L’IRLANDA DEL NORD

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Ricordo bene l’estate del ‘96 e il rigore calciato da Zola tra le braccia di Köpke. A Manchester gli azzurri salutarono il Campionato Europeo e poco dopo Magic box, ironia della sorte, si trasferì in Inghilterra.
Quell’anno la Germania vinse il primo titolo dopo la riunificazione e nacque Alessandro Colombini, livornese legato invece a un gol tedesco segnato quando ancora nessuno pensava che quel muro potesse crollare.
Ha fondato il blog Minuto Settantotto, arricchito dalla penna di Edoardo Molinelli e Gianmarco Lotti, ispirandosi alle parole di Francesco Piccolo contenute ne Il desiderio di essere come tutti: “Il 22 giugno 1974, al settantottesimo minuto di una partita di calcio, sono diventato comunista”.

In questo 2015 da incorniciare è uscito anche Striker, il suo primo libro, e l’ho incontrato alla Casseta Popular di Grugliasco nel corso de Il cuore dentro alle scarpe, rassegna che ormai da quattro edizioni intreccia calcio e politica in maniera romantica e approfondita. Più che una presentazione si è trattato di un viaggio percorso insieme a Edoardo Molinelli, fondatore dell’unico blog italiano dei tifosi dell’Athletic Bilbao, e Marco Petroni, autore di St. Pauli siamo noi. Tra attitudine bilbaista e fenomenologia sanktpauliana si approda in Irlanda, terra che Alessandro racconta nelle sue pagine. A fine serata ci siamo piacevolmente persi in chiacchiere davanti a una birra e ho colto l’occasione per qualche domanda.

INSIEME 1

Alessandro Colombini (a sinistra), Edoardo Molinelli (al centro) e Marco Petroni (a destra) durante la presentazione di sabato scorso alla Casseta Popular

Con Strikers sposi la passione per il calcio con quella per l’Irlanda del Nord. La prima è facilmente comprensibile ma la seconda dove nasce?
Nasce da un’ingiustizia. Ho la naturale propensione a stare con i più deboli, e i quattordici ragazzi, e sottolineo ragazzi, caduti durante il Bloody Sunday erano infinitamente più deboli dei proiettili inglesi.

Per il titolo hai puntato sul duplice significato della parola striker, ‘attaccante’ ma anche ‘scioperante’. Un termine che tu stesso definisci un’isola. Senza troppi convenevoli il libro si apre con una provocazione in copertina.
È una delle cose sulle quali gioco di più. In copertina abbiamo una partita tra Inghilterra e Repubblica d’Irlanda. Un errore? Una svista? No. Shaun una volta al pub mi disse che nessuno di loro tifava Irlanda del Nord
“Perché, la tifano i protestanti?” – chiesi.
“No, semplicemente non esiste nessuna Irlanda del Nord” – mi disse.

Si potrebbe dire che il tuo lavoro sia la naturale conseguenza di un diciannovenne livornese studente di storia ma in realtà ha radici ben più profonde come Minuto Settantotto, un blog che, usando parole tue, parla di uomini più che di calcio. Il titolo è sottile ma rivela chiaramente l’intenzione politica.
Germania Ovest contro Germania Est. I professionisti più forti in circolazione contro gli scarti dell’atletica. Al minuto settantotto Jurgen Sparwasser controlla un pallone di faccia e senza nessuna logica porta in vantaggio e regala la partita all’est. Al minuto settantotto il comunismo ha vinto sul capitalismo. Il momento più leggendario della storia del calcio.

il cuore dentro alle scarpe

Tra gli articoli che più mi hanno colpito c’è una dedica appassionante e appassionata a Federico Dionisi e una folle corsa sotto la curva.
Io sono giovane, un’età che in questo “mondo” non aiuta. Non ho visto giocare la maggior parte dei giocatori di cui parlo perché troppo vecchi rispetto a me. Uno me lo merito però. Quando in quel Livorno-Brescia Chico corse verso di me (non verso di noi, verso di me!!!) mi tolse dai guai di esser troppo giovane. Dopo una rete anche abbastanza inutile esultò in modo assolutamente sproporzionato arrampicandosi sulla barriera che separa la pista d’atletica dalla Curva Nord. Oggi come ieri, in Ungheria come all’Armando Picchi, le barriere mi sono sempre state sul cazzo. Oggi come ieri, che sia un profugo o Federico Dionisi, chi le salta combatte la mia guerra.

Al minuto 2 del video l’esultanza straripante di Dionisi

Tornando al libro, quanto c’è del tuo viaggio a Belfast?
C’è abbastanza ma non troppo. Il fattore turista lo uso per spezzare argomenti che alla lunga, soprattutto ad un non appassionato, potrebbero risultare pesanti. La maggior parte del libro però è un’opera da appassionato e da “storico”, non da turista.

In Irlanda sei stato protagonista anche di un episodio simpatico che ha fatto il giro del web.
Una roba assurda, simpatica eh, ma assurda. Praticamente sono un patito di Football Manager (un gioco di calcio manageriale ndr) e, prendendo due piccioni con una fava, una volta a Derry durante Derry City-Limerick, mi son fatto autografare lo screen delle statistiche di Paddy McEleney, il grande bomber del Derry che avevo portato fino in Champions. “You are crazy, mate” e la notizia ha fatto il giro del mondo.

Solo 19 anni, tanta energia, idee e sensibilità. Quali altri progetti hai in cantiere?
Fare un buon lavoro con l’Università, capire cosa fare “da grande” e continuare con il blog. Senza nessuna megalomania credo che il lavoro che facciamo io, Edoardo e Gianmarco sia importante. Non per come lo facciamo ma perché diamo voce a storie che nessuno racconta mai.

Alessandro_Colombini

Quali sono le impressioni di queste prime presentazioni del libro? Calcio popolare, associazionismo, deriva del calcio moderno. Come pensi stiano reagendo i tifosi? Hai avuto già qualche confronto interessante?
Per ora ho fatto un salto dai ragazzi del Centro politico 1921 a Livorno e alla festa del Centro Storico Lebowski a Firenze. Ogni occasione è buona per confronti interessantissimi e la gente sta reagendo molto bene.

E’ solo un assaggio di quello che troverete in Strikers. Viaggio in Irlanda del Nord tra George Best e Bobby Sands edito da Urbone Publishing. Scoprirete perché James McClean si è rifiutato di indossare il poppy inglese, scoprirete la leggenda del Belfast Celtic e chi era Jimmy Jones. Darete finalmente una definizione a Provos e IRA, farete una passeggiata accorata tra i murales di Derry, vedrete una partita lontana anni luce dal calcio che conta e ascolterete una chiacchierata rivelatrice in un pub di Belfast. Ma soprattutto avrete tra le mani.

Soprattutto da quelle parti.




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