Per favore, per carità, per onestà intellettuale e per rispetto di questo gioco: finiamola di osannare il modello inglese. Hanno stadi che sembrano bomboniere confezionate apposta per le cerimonie calcistiche, un redditizio merchandising e prati sempre più verdi, è vero, ma non passi il messaggio che hanno risolto il problema della violenza negli stadi. Per piacere. Semmai dopo centinaia di morti e manganellate dure della Thatcher l’hanno dirottata in periferia.
Come dimenticare i disordini che accompagnano la nazionale ogni volta che supera la Manica. Gli appassionati di cinema possono documentarsi sul tema grazie a Hooligans, pellicola che racconta la cruda realtà delle firm inglesi attraverso la storia di uno studente americano ingiustamente espulso da Harvard che emigra dalla sorella per un herasmus sulla vita di strada tra pinte, scazzottate per le vie di Londra e trasferte al seguito del West Ham. E proprio i tifosi del West Ham si sono resi protagonisti di un ritorno al passato, o sarebbe meglio dire al presente.
Siccome alle nuove proprietà più che i confetti piacciono le torte farcite di ristoranti, negozi e salottini di lusso ieri sera hanno dato l’addio a un altro monumento: l’Upton Park, da 112 anni casa del West Ham o meglio degli Hammers, soprannome dovuto all’utilizzo del martello da parte dei padri fondatori del club che lavoravano come costruttori navali.
Il fascino britannico sta nel giocare in bianco a Wimbledon come segno di rispetto nei confronti della regina, nella FA Cup che mantiene immutata la sua formula nei secoli, eppure se gli arabi dell’Arsenal decidono che Highbury non è più adatto costruiscono l’Emirates Stadium da un’altra parte e chissenefrega se oggi al posto del salotto del calcio inglese ci sono degli appartamenti: this is England. Ogni riferimento all’omonimo film non è puramente casuale.
“L’Upton Park ha qualcosa di magico. E’ uno stadio che trascina i giocatori” ha detto l’italiano Ogbonna prima dell’ultima replica in questo teatro calcistico. Sarà d’accordo Gianfranco Zola, che qui è stato manager, e soprattutto Paolo Di Canio, premiato per il gol più bello realizzato al Boleyn Ground.
Eppure la maggior parte sembra non fare una piega avendo già polverizzato gli abbonamenti per la prossima stagione: 52.000 sui 60.000 posti disponibili allo stadio olimpico in cui traslocheranno durante la ristrutturazione del loro storico impianto; solo il Manchester United ha fatto meglio.
E proprio un successo sul Manchester United ha scritto l’ultima pagina all’Upton Park che ha salutato i claret & blu tra lacrime e pioggia, senza la gioia di veder vincere una Premier. Sono sfilate leggende come Bobby Moore, Geoffrey Hurst e Martin Peters, travi portanti dell’unico Mondiale vinto dalla nazionale, ma prima della festa è stato panico e violenza per l’aggressione al pullman dello United da parte degli hooligans del West Ham. I responsabili del lancio di sassi, bottiglie e ogni genere di oggetto raccolto per strada, riceveranno il daspo a vita ma intanto il fuori programma ha costretto la federazione a posticipare la partita di tre quarti d’ora.
Van Gaal, tecnico dei Red Devils simpatico come un’assemblea condominiale alla domenica pomeriggio, non ha certo minimizzato: “E’ stata la seconda volta, dopo il precedente con il Tottenham, che a Londra siamo costretti a posticipare l’inizio di una partita. La polizia ha filmato tutto. Per noi non è stato facile giocare dopo quanto è accaduto”. Nemmeno così scioccante però visto che i giocatori, sdraiati sui sedili per evitare il peggio, si sono preoccupati di estrarre subito gli smartphone per riprendere tutto.
“Non mi aspettavo questa aggressione. I loro tifosi solitamente sono straordinari, non pensavamo potesse accadere una cosa del genere” – ha detto Wayne Rooney.
Un portavoce del West Ham ha dichiarato che “Quello che è accaduto non è accettabile” ma la risposta di Daviv Sullivan, co-presidente degli Hammers, è tra lo sconcertante e il surreale: “Potevano arrivare alle 4 e non sarebbe successo nulla. E’ stato folle, sapevano che la strada sarebbe stata intasata: se fosse successo a noi al’Old Trafford non avrebbero mai spostato l’inizio del match”. Lo United doveva presentarsi allo stadio molto prima. Il club sapeva che questa sarebbe stata una giornata particolare”.
Sì certo, ma per la festa.
Molti tifosi si sono riuniti in un’inutile rivolta internauta scrivendo accorati messaggi come “Che ce ne importa se il nostro stadio era stato pensato prima della tecnologia”.
Niente sarà più come prima, hanno visto svanire il sogno proprio come recita il loro inno ma per tornare a casa basterà chiudere gli occhi, alzare le mani al cielo e intonare “I’m forever blowing bubbles”.
Questo davvero nessuno glielo può togliere.
“I’m forever blowing bubbles,
Pretty bubbles in the air, They fly so high,
They reach the sky,
And like my dreams they fade and die!”
“Sto sempre a soffiar bolle,
Belle bolle in aria,
Volano così in alto,
Raggiungono il cielo,
E come i miei sogni svaniscono e muoiono!”